domenica 28 febbraio 2016

Per ricordare: Foiba di Basovizza


Il termine italiano foiba deriva dal latino fovea, abisso. Si tratta di voragini scavate per erosione idrica che hanno la forma di un imbuto rovesciato, con una piccola apertura sul terreno e una profondità di circa 200 metri. La formazione della foiba è dovuta all'adeguamento del terreno  composto da rocce ad alto contenuto di carbonato di calcio che, attraverso gli agenti atmosferici tra i quali pioggia e corsi d'acqua sotterranei, permettono la fusione di doline che ingrandendosi e fondendosi vanno a creare la foiba. Per foiba però si intende anche il luogo che diede la morte a molti italiani che vivevano nei territori che, che alla fine della Seconda Guerra Mondiale, diventarono interamente slavi.
La foiba di Basovizza si trova a Trieste nella zona nord-est dell'altopiano del Carso (377 metri di altitudine). 
E' profonda 256 metri; in origine questa foiba era un pozzo minerario, scavato all'inizio del XX secolo, per l'estrazione del carbone, poi fu abbandonato per la sua improduttività.
L'8 settembre del 1943 i partigiani di Tito iniziarono a infoibare alcuni italiani che abitavano nella zona giuliano-dalmata. Le vittime erano  civili, militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di custodia carceraria.  Furono infoibati anche tedeschi e sloveni anticomunisti. 
Nella foiba di Basovizza morirono migliaia di persone. Le vittime venivano divise a gruppi poi venivano legate, tra loro,  con il filo di ferro, venivano messi sul bordo della foiba, poi venivano mitragliati i primi della fila che cadendo nella buca trascinavano con sé tutti gli altri, che trovavano così una morte più lenta.
La pulizia etnica nei confronti degli italiani, da parte di Tito, finì nel 1954. Molti italiani che vivano in Istria e Dalmazia se ne andarono, per non rischiare di essere infoibati, o per non ripudiare la propria italianità: iniziò così un esodo verso l'Italia e non solo.
Ancora oggi nel Porto Vecchio di Trieste esiste il magazzino 18 nel quale i giuliano-dalmati stiparono le loro cose (mobili e masserizie varie) credendo di poterle andare a riprendere in tempi migliori.
 Nel 1980 il pozzo di Basovizza e la foiba n. 149 vennero riconosciuti monumenti di interesse nazionale. La foiba di Basovizza fu dichiarata monumento nazionale nel 1992.

Buoso Stefania (III A) e Valente Laura  (IIIB)

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